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La “beffa” del Codice da Vinci

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Prefazione

Grace Amber Jaxn

Vorrei fare una premessa, prima di esporvi questo interessante studio sul romanzo di Dan Brown, che ho letto almeno quattro volte, immagino che il ricercatore sia stato meticoloso e preciso, e che le sue indagini siano fondate su documenti veritieri. Ma al di là di questo, Il codice da Vinci è e rimarrà uno dei libri che hanno cambiato il mio modo di pensare (Trovate un estratto qui). Mi ha  allontanato dalla chiesa, non da Dio. Vi espongo un interessante articolo che malgrado sia credibile, non mi distoglie da ciò che è stato questo romanzo per me.

A cura di Mariano Tomatis – ricercatore e scrittore

“Tutte le descrizioni di documenti e rituali segreti contenuti in questo libro rispecchiano la realtà.”

Il romanzo “Il Codice Da Vinci” ha suscitato molte polemiche non per il suo stile letterario, ma perché consente almeno due livelli di lettura: ad un primo livello, è la storia di una caccia al tesoro. 

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Una tranquilla notte parigina. Nulla traspare dalla classica e impenetrabile facciata del Louvre. Un dramma si sta consumando al suo interno, nella Grande Galleria.
Il vecchio curatore Saunière, ferito a morte, si aggrappa con un ultimo gesto disperato a un dipinto del Caravaggio, fa scattare l’allarme e le grate di ferro all’entrata della sala scendono immediatamente, chiudendo fuori il suo inseguitore.
A Saunière restano pochi minuti di vita. Si toglie i vestiti e si distende nella posizione dell’uomo di Vitruvio, il celebre disegno di Leonardo. Accanto a sé, scrive pochi numeri e un solo nome: Robert Langdon, uno studioso di simbologia.
A lui toccherà scoprire il mistero che si cela dietro i capolavori di Leonardo. Chi era il pittore rinascimentale? Cosa nascondeva? E, soprattutto, quali enigmi sconvolgenti nascondevano le sue opere?
L’America intera si è appassionata al thriller di Dan Brown. Il suo romanzo ha spiegato a milioni di lettori perché, in definitiva, Monna Lisa sorride.

Uno studioso di simbologia, Robert Langdon, scopre l’esistenza di una setta che nasconde un segreto in grado di minare le basi del Cristianesimo: Gesù Cristo non sarebbe morto ma, dopo essersi unito a Maria Maddalena, sarebbe fuggito in Francia generando una dinastia che, attraverso i Re Merovingi, sarebbe giunta sino a noi – una stirpe il cui sang royal sarebbe in seguito stato chiamato San Graal.

Ad un secondo livello, è un romanzo di idee, nato in uno specifico contesto culturale, ignoto alla maggior parte dei lettori. Tema di questo articolo sarà il sorprendente contesto culturale cui il romanzo fa continuamente allusioni nascoste.

Gran parte del successo del romanzo è dovuta senza dubbio alle provocazioni che solleva: la storicità dei racconti biblici, la vera natura di Gesù Cristo, le origini e lo sviluppo del credo cristiano.

Le tesi sostenute comunicano una idea fondamentale: l’intera cultura giudaico-cristiana si fonda su una menzogna misogina, la negazione del matrimonio di Cristo con la donna che avrebbe voluto a capo della Chiesa Cattolica.

Nel corso di un articolo come questo non potremmo neppure sfiorare tutte le controversie sollevate dall’autore attraverso le sue pagine: ci limiteremo ad analizzare il modo in cui Dan Brown ha – apparentemente – “dimostrato” che – al di là della trama di fantasia – queste teorie valgono tanto nell’ambito del suo romanzo quanto nella nostra realtà. Non è un caso che la campagna pubblicitaria del romanzo abbia affermato che svela molte verità tenute a lungo nascoste alla gente.

I metodi usati da Brown per dimostrare queste verità storiche mostrano elementi ben noti a chi si occupa di falsi storici, complottismo e fantarcheologia. È possibile smontare questo scenario da un punto di vista rigorosamente laico? Sì, lo è.

Cominciamo dalla fondamentale pagina che precede il romanzo, in cui Brown fornisce al lettore una serie di coordinate per aiutarlo ad ambientarsi. Sotto il titolo “Informazioni storiche”, l’autore scrive: «Il priorato di Sion, società segreta fondata nel 1099 – è una setta realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets, in cui si forniva l’identità di numerosi membri del Priorato, compresi sir Isaac Newton, Botticelli, Victor Hugo e Leonardo da Vinci».

Siamo, qui, nel paratesto, il luogo ove non ci si aspetta che l’autore si sia già preso una licenza narrativa; il lettore confida in una nota fuori testo, e non può sapere di essere già stato ingannato. Ma è una nota fondamentale ai fini della trama, perché introduce Leonardo Da Vinci nella ragnatela del complotto.

Cominciamo dai nomi scelti dall’autore. Il primo personaggio che compare nel prologo è uno dei custodi del Louvre che viene trovato ucciso. Il suo nome è Saunière. Come vedremo tra poco, non è un nome scelto a caso. Tenetelo a mente.

Più avanti l’autore presenta un personaggio che svela ai due protagonisti i segreti della dinastia di Cristo. Il suo nome è Leigh Teabing. Avete mai giocato agli anagrammi? Mescolando le lettere del cognome, si ottiene Leigh/Baigent. Perché scegliere “Baigent” e non, ad esempio, “Beating” (o, in italiano, “Gabinet”)?

La risposta è suggerita poche pagine dopo. I protagonisti, sfogliando alcuni libri, si imbattono in un titolo che Dan Brown mette in evidenza: “Il Santo Graal – un successo internazionale”. Il libro esiste davvero, e fu davvero un successo internazionale negli anni Ottanta. Si intitolava proprio “Il Santo Graal”, e fu pubblicato da un giornalista inglese, Henry Lincoln, che si servì dell’aiuto di due esoteristi… si chiamavano Leigh e Baigent.

Il priorato di Sion

Il romanzo di Brown si fonda essenzialmente su questo saggio pseudostorico, nel quale viene proposta per la prima volta un’ipotesi storicamente ardita: quella, appunto, secondo cui esisterebbe una società segreta chiamata Priorato di Sion a custodia dei discendenti di Cristo. Per conoscere i fondamenti storici di questa teoria presentata acriticamente da Brown è necessario, transitivamente, approfondire le ricerche dei tre scrittori.

Il loro libro si apre raccontando della scoperta, da parte di un sacerdote francese del XIX secolo, di alcune pergamene che rivelavano il terribile segreto della dinastia di Cristo. Le pergamene si trovavano, secondo il racconto, in un pilastro cavo. Teatro di questa scoperta fu un piccolo paese sui Pirenei, Rennes- le-Château, e il parroco si chiamava Saunière. Saunière… il nome con cui si apre “Il Codice Da Vinci”. 

Qui la storia si complica terribilmente: su quali documenti basano la loro storia i tre autori? Ci sono molte testimonianze da parte degli abitanti di Rennes-le-Château secondo cui Saunière trovò – durante i restauri della chiesa – delle reliquie e qualche oggetto di valore, ma non esistono testimoni oculari del ritrovamento di alcuna grossa pergamena. Nel museo del paese, inoltre, è ancora custodito il pilastro descritto nel libro, ed è evidente che non è affatto cavo, ma contiene soltanto un piccolo incavo.

Più volte incarcerato per truffa, durante la Seconda Guerra Mondiale Plantard aveva diretto diverse associazioni a carattere esoterico. Nel 1956, insieme a tre compagni, fondò un’associazione il cui nome non dovrebbe suonarvi nuovo: il Priorato di Sion. Ma Dan Brown non sosteneva, nelle sue note storiche, che il Priorato fosse stato fondato quasi mille anni prima, nel 1099?

È qui la chiave della gigantesca macchinazione che Plantard stava organizzando. Nel 1099 esisteva un’abbazia gestita da un ordine religioso intitolato al Monte Sion, che venne sciolto alla fine delle Crociate.

Come già accaduto per molte società segrete, anche il Priorato di Sion distorse la Storia creandosi un passato glorioso sostenendo che l’ordine di Sion sarebbe sopravvissuto in segreto per preservare il segreto dei discendenti dai Re Merovingi. Plantard inventò una lista di Gran Maestri che avrebbero retto il Priorato dal dodicesimo secolo fino ai giorni nostri.


Oltre a diffondere questa versione alternativa della Storia in una serie di conferenze presso la chiesa di Saint Sulpice a Parigi, produsse una lunga serie di documenti che depositò sotto falso nome alla Biblioteca Nazionale, dove Lincoln e soci li ritrovarono convincendosi che si trattasse di documenti autentici. 

L’influenza dei Dossier su “Il Santo Graal” e su
“Il Codice Da Vinci” è facile da dimostrare: è sufficiente confrontare le tre liste proposte nelle tre opere, tutte identiche.
Scopo di Plantard era di dimostrare la sua personale discendenza dai Re Merovingi, che avrebbe legittimato una sua peraltro anacronistica ambizione al trono di Francia – e che comunque gli avrebbe garantito una posizione di preminenza su altri gruppi esoterici dell’epoca.
Dopo una serie di viaggi a Rennes-le- Château, raccolse una grande mole di materiale sulla zona per costruire a tavolino, insieme al compagno Philippe De Cherisey, una complessa mitologia che – mescolando realtà e fantasia – desse un fondamento storico alla sua discendenza dai Merovingi. Furono i due a disegnare alcune pergamene contenenti messaggi cifrati a sostegno della loro versione della storia e a raccontare in un libro di Gérard de Sède del ritrovamento di Saunière delle stesse pergamene.

Lincoln, Baigent e Leigh presentarono il loro ritrovanomento dei Dossiers come una notizia sensazionale, e resero ancora più inverosimile il pensiero di Plantard: non soltanto il francese discendeva dai Merovingi, ma attraverso costoro, addirittura da Gesù Cristo in persona, che era morto vicino a Rennes-le-Château ed era stato sepolto in una tomba a pochi chilometri dal paese.

La tomba sarebbe stata addirittura ritratta dal pittore Nicolas Poussin nel XVII secolo nel suo celebre I pastori d’Arcadia. 

Dan Brown era a conoscenza di queste evoluzioni del mito: descrivendo la casa di Leigh Teabing, parlò di «un quadro di Poussin» appeso alla parete. Sulla tomba il pittore ha scritto ET IN ARCADIA EGO: è la Morte a pronunciarla simbolicamente, affermando la sua presenza nel territorio felice dell’Arcadia 

E visto che siamo in tema di anagrammi, non posso non proporvi quello che Lincoln suggerisce nel suo libro: I! TEGO ARCANA DEI (Vattene! Celo i segreti di Dio). 

La tomba nei pressi di Rennes e quella dipinta sono accomunate per la forma, ma già l’identificazione del paesaggio sullo sfondo è molto problematica. Ma è possibile che il corpo di Gesù si trovasse nella tomba? Se così fosse, la tomba dovrebbe risalire al trentatrè. Ed è proprio così! Peccato che sia il millenovecentotrentatré, come dimostrato da Pierre Jarnac!

Plantard decise poi di inserire il parroco Saunière nel complotto, sostenendo una sua adesione al Priorato di Sion. Lo fece con una notevole dose di fantasia. 

L’incisione fatta eseguire da Saunière su un pilastro.

A Rennes-le-Château trovò un monumento che faceva al caso suo ed affermò che la scritta che vi compariva, MISSION 1891, doveva essere suddivisa in MIS/SION/1891, ovvero “fatto erigere da Sion nel 1891”, anno in cui le pergamene sarebbero state ritrovate.

Per smentirlo sarebbe stata sufficiente un minimo di conoscenza della tradizione cattolica: all’epoca, infatti, in molti paesi si organizzavano le “missioni”, giornate di preghiera gestite da sacerdoti provenienti da fuori. Nel 1891 a Rennes si erano tenute le missioni: nell’occasione era stata celebrata la Prima Comunione di alcuni bambini, e a ricordo dell’evento venne incisa su un pilastro una scritta banalissima “missioni 1891”.

Sul basamento di una croce fatta erigere da Saunière nel 1897 in occasione di altre missioni, Plantard troverà un’altra scritta molto suggestiva: CHRISTUS A.O.M.P.S. DEFENDIT. L’acronimo centrale è abbastanza sibillino da consentire interpretazioni paranoiche in cui Lincoln cadrà: proporrà, infatti, che la scritta significa CHRISTUS ANTIQUUS ORDO MYSTICUSQUE PRIORATUS SIONIS DEFENDIT, “Cristo difende l’Antico e Mistico Ordine del Priorato di Sion”. 

La soluzione di questo mistero si fa attendere diversi anni, finché qualcuno non si accorge che sulla base dell’obelisco di papa Sisto Quinto compare l’acronimo “esploso”: CHRISTUS AB OMNI MALO PLEBEM SUAM DEFENDAT, “Cristo difenda il suo popolo da ogni male”. Sono solo due esempi di spiegazioni “ortodosse” che si possono dare alle decine e decine di presunte “anomalie” che i cacciatori di misteri, affascinanti dai libri di Lincoln e Brown, vedono a Rennes-le- Château nelle opere architettoniche di Saunière.

Sopra: L’acronimo fatto eseguire da Saunière
Sotto: l’iscrizione sull’obelisco di Papa Sisto V


Recentemente Francesco Pellicano ha parlato di oltre 730 anomalie! Ho in preparazione un libro esaustivo sull’argomento: quel che posso anticipare è che avrà almeno 730 capitoli! C’è chi non esita a definire il romanzo di Dan Brown «accurato come un libro di storia». 

Le odierne ricerche sul suo background culturale, condotte in Italia da Mario Arturo Iannaccone, hanno rivelato una corrente anticlericale di stampo massonico che, intorno al paesino di Rennes-le- Château, ha contribuito a creare un corpus leggendario mirato a screditare la Chiesa Cattolica.

Baigent e Leigh sono legati ad ambienti massonici, mentre altri autori aderiscono a correnti gnostiche e New Age. I libri e i siti web dedicati all’argomento sono ormai centinaia, e si riconoscono per il tono complottista, l’atteggiamento di violento contrasto con il Vaticano e lo stile paranoico col quale rileggono la storia degli ultimi duemila anni. Ironicamente, l’antidogmatismo di stampo laico si sostituisce con un dogmatismo di segno opposto, che accetta acriticamente lo scenario disegnato da Plantard e dai suoi successori e che si autodefinisce “razionale”, e che ha sostituito – come sede di pellegrinaggio – la vicina Lourdes con l’eretica Rennes-le-Château.

Sui rischi di questa rilettura paranoica della storia ha scritto Umberto Eco nel suo Pendolo di Foucault

Come suggestione finale, voglio citarvi uno dei più divertenti equivoci in cui Lincoln cadde nel raccontare la vita di Saunière. Il parroco morì il 22 gennaio 1917, e una nota ritrovata nei suoi archivi registra la data dell’acquisto della bara: 12 janvier, dieci giorni prima della morte. A Saunière vennero attribuiti poteri di precognizione, e la domanda costantemente ripetuta era: «Come fece a sapere in anticipo che sarebbe morto?».

Il mistero è presto svelato: Lincoln lesse male il biglietto. Il mese era, infatti, indicato con le lettere di juin (giugno) e non janv (gennaio): la bara era stata pagata cinque mesi dopo la morte di Saunière!
Ma se ci sono letture errate “innocenti” ce ne sono altre che possono portare in tribunale. 

E’ il caso di David Irving, storico negazionista dell’Olocausto, che un tribunale dimostrò aver falsificato alcune prove documentali sulla seconda guerra mondiale. Su un’annotazione telefonica di Himmler, Irving aveva letto le parole Juden zu bleiben, “gli ebrei devono restare dove sono”. 

Nell’ambito della frase, l’affermazione sembrava mostrare il buon cuore di Himmler, che invece di mandare gli ebrei nei campi di concentramento ordinava loro di restare dov’erano.

 Non ci volle molto a convincere il giudice che si trattava di una lettura tendenziosa, dal momento che la frase non affermava nulla del genere. Andava letta, invece, insieme alla precedente Verwaltungsführer der SS haben zu bleiben, “i capi amministrativi delle SS devono restare”.

Sappiamo che Hitler utilizzò come propaganda antiebraica I protocolli di Sion, un documento nato come un romanzo e diventato una arma ideologica potentissima. Anche Il Codice Da Vinci manipola la storia proponendo l’esistenza del Priorato di Sion.
Auguriamoci che il passo da Sion a Sion non sia così breve. 

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